
Quid Deinde Fit
Per l’uomo, la realtà è un enorme esperienza mentale. Le idee cambiano il mondo inevitabilmente. La consapevolezza di tali idee è il veicolo del cambiamento. Questo si può generare attraverso micro-impatti pensati per suscitare nella mente delle persone nuovi immaginari, attraverso i quali è possibile provocare reazioni a catena che possono portare a mutamenti profondi, anche su larga scala, all’interno delle nostre società.
Lo spirito ideatore di questo Collettivo nasce da una forte volontà di instillare nel mondo visioni alternative rispetto alle canoniche interpretazioni a cui tutti ci siamo assuefatti.
Perché farlo?
Senza dubbio la globalizzazione non ha prodotto esclusivamente distorsioni di un mondo che invece era per lo più locale, ma ha portato ad un’ampia democratizzazione delle risorse e dei servizi, generando positive realtà e un generale miglioramento dello stile di vita.
Tuttavia con il tempo la società è finita per standardizzarsi in maniera capillare. L’omologazione è stata dimenticata, non viene più riconosciuta e scissa dalla realtà, nascosta sotto il manto dell’incessante progresso.
Il libero arbitrio viene sempre più confuso con l’ampia gamma di scelte messe a disposizione da questo tipo di sistema. Al contrario, questa molteplicità appare limitata da dogmi e pratiche culturali insediatesi nella mente dell’uomo e nella società da visioni dettate dal pregiudizio, ignoranza, pensiero approssimativo e ciò che viene comunemente considerato più vantaggioso.
L’uomo è finito dunque per organizzarsi in una massa, “un’entità provvisoria, costituita da elementi eterogenei saldati assieme per un istante” (Massenpsychologie und Ich-Analyse, Sigmund Freud, 1921).
Ciò che interessava poco fa, in un battito di palpebre è stato sostituito da un nuovo contenuto da cui essere catturati. L’attenzione e l’interesse tendono ad essere estremamente labili a causa degli innumerevoli sterili stimoli a cui è sottoposto il singolo individuo.
La diretta conseguenza è l’affermarsi si di un'indole paurosa, psicotica, pigra e classista, la quale, ora che può raggiungere risultati con il minimo sforzo, grazie all’efficienza e alla velocità del sistema, non si sofferma più per attivare un pensiero critico, bensì sorbisce, con maggiori o minori distinzioni, tutto ciò che gli viene propinato.
Delega la propria conoscenza agli strumenti tecnologici che ha creato, spostando i centri di sapere e potere, da sé stesso a fuori dalla propria persona, non prendendo nemmeno in considerazione tutti i possibili bias cognitivi che si possono interporre in questa operazione.
Dunque questo movimento si propone di suscitare un profondo straniamento rispetto alla realtà della nostra civiltà globale. Questo non avviene sovrapponendo ulteriori livelli alla realtà e soluzioni esistenti, ma scostandosi e mediante il pensiero abduttivo, operare un operazione immaginifica, ai fini di sistematizzare gli equilibri di una nuova realtà.
Perché i designer?
Perché si potrebbe dire che questa categoria di mestieri si è sviluppata attorno a diversi concetti, uno dei quali risulta piuttosto efficace, ossia il “rendere la vita più semplice e gradevole all’umanità” attraverso operazioni di progettazione estetica, pratica ed etica. Il che la rende una pratica particolarmente adatta a suscitare potenziali reazioni nelle persone data la sua estrema prossimità anche nella semplicità della vita quotidiana.
Ma ad oggi che lo si creda o no, come designer abbiamo perso noi stessi. La stragrande maggioranza di noi, nella maggior parte dei casi, è finita a realizzare prodotti e servizi che sono semplicemente più vendibili e attrattivi per i mercati di massa. Così la pratica del design, sicuramente legata all'ambiente industriale, ha finito per seguire le sue orme.
Ma nel mondo stanno emergendo problemi molto seri e non abbiamo più tempo.
Come?
Dunque questo movimento si propone di suscitare un profondo straniamento rispetto alla realtà della nostra civiltà globale. Questo non avviene sovrapponendo ulteriori livelli alla realtà e soluzioni esistenti, ma scostandosi e mediante il pensiero abduttivo, operare un operazione immaginifica, ai fini di sistematizzare gli equilibri di una nuova realtà.
Non professandosi antitetici al corrente sistema, ma coinvolgere diversi progettisti per immaginare universi alternativi, positivi per il pianeta e l’uomo. Diventare abilitatori di nuovi sistemi e visioni lungimiranti.
Per fare questo occorre allontanarsi dall’idea di Design, ormai centenaria, stanca, abusata, travisata e troppo poco specifica per risultare incisiva a livello culturale.
Bisogna permettere alle persone di fruire di uno sguardo rinnovato sulla realtà che ci circonda, accendere nuovi processi d’indagine cognitiva ed esperienziale. Questo non professandosi come un portatore di “Soluzioni by Design” ma come creatori di dibattiti attorno all’alternativa e alla speculazione sul futuro, per approdare all’attuazione concreta di percorsi migliorativi della realtà.
È quindi fondamentale non solo rendere visibile, l’invisibile, ma andare oltre, immaginando l’inimmaginabile, creando nuove possibilità all’interno del nostro mondo.
Occorre metterci in gioco come esseri umani, parlare di mondi indicibili, traducendoli nel reale, vicini alle persone, in modo che possano coglierne gli input e far nascere e alimentare
Chi?
Il Designer diventa Abilitatore.
Così il progettista si stacca dall’industria e dai suoi processi produttivi per mettere le sue abilità, nella sistematizzazione e nella produzione concreta di visioni alternative.
L’abilitatore, grazie alle pratiche acquisite nel tempo, all’indole eclettica e alla predisposizione mentale dettata dall’intuizione, sarà in grado di realizzare artefatti volti ad espandere il campo dell’immaginazione pubblica.
Non si eleverà, non si proclamerà parte di un’oligarchia illuminata, si sapere escatologico, bensì sfrutterà il suo sapere per tradurre dall’ignoto le opportunità racchiuse in futuri potenziali.
In profonda sintonia con uno spirito globale, l’abilitatore dovrà essere in grado di cogliere la reale essenza dell’uomo, lontana e spoglia dalla liquida realtà in cui è immerso, per condurre i propri studi e orientare i progetti fornendo proposte, non soluzioni e mai verità assolute.
La potenza del pensiero verrà utilizzata per veicolare messaggi in maniera innovativa e dirompente.
L’abilitatore si proporrà come la leva, il sidestepper, l’“unreasonable man” , si fiderà delle proprie intuizioni discusse e approvate all’interno del Collettivo per dare vita ad un mondo etico, ridando misura all’uomo, ridonandogli una sua dimensione nella contemporaneità.